Vi Scrivo sperando che almeno voi vogliate contattarmi per
denunciare all'opinione pubblica una situazione che ormai è diventata
insostenibile.
Il magistrato di sorveglianza, in carica da agosto 2011, si
è recato a far visita ai detenuti del carcere di Rimini solo dopo un articolo
apparso sui quotidiani in cui la deputata Bernardini denunciava la sua
latitanza da circa 6 mesi, in quell'occasione ha parlato con i detenuti promettendo
provvedimenti, tutti puntualmente disattesi.
Questo Magistrato non concede un giorno di permesso premio a
nessuno dei 200 detenuti da agosto, anzi li ha negati anche a chi ne usufruiva
già. Non applica la legge sull'esecuzione fissando camere di consiglio quasi solo
esclusivamente ai fine pena.
Il suo comportamento pro-detenzione, alla faccia
dell'incentivazione delle misure alternative, sta mettendo in serie difficoltà
famiglie con minori, che si trovano da lungo tempo senza una seconda entrata
aspettando mesi e mesi una camera di consiglio per l'affidamento ai servizi
sociali, che non si sa quando arriverà. Mio marito, per esempio, uno tra i
tanti, ha chiesto la fissazione della camera di consiglio il 20 dicembre 2011,
senza che ancora il magistrato si sia degnato di trasmettere gli atti al
tribunale di sorveglianza.
Questo comportamento che secondo me cela "un abuso
d'ufficio", sta inficiando il lavoro degli educatori, non permette loro di
procedere con il loro lavoro, non gli permette di completare l'osservazione
anche di chi ha comportamenti ineccepibili, con relazioni più che positive
dello staff interno e della direttrice.
La direttrice stessa del carcere, dott.ssa B. ha
chiesto e ottenuto, il 17 maggio u.s. un appuntamento con il Magistrato per
denunciare il suo comportamento scorretto che
non ha rispetto per il lavoro di chi in carcere è tutti i giorni e
lavora a contatto con i detenuti.
Io mi auguro che qualcuno mi possa aiutare a denunciare
questo stato di cose, che uccidono la funzione rieducativa del carcere e creano
grossi disagi psicologici a tutti coloro che potrebbero godere della legge
sull'esecuzione esterna della pena per
ricongiungersi alle loro famiglie e ricominciare l'attività lavorativa che li
aspetta fondamentale in questo periodo di crisi, invece a queste persone tale diritto è negato da una
giustizia che non è uguale per tutti, ma che è stata modificata e interpretata
da una persona aa mio avviso, assolutamente
non degno di ricoprire il ruolo di Magistrato
di Sorveglianza.
M.R.